Casa Dune Carratois
Nelle vicinanze di Carratois troviamo: Portopalo di Capo Passero, Marzamemi,l'oasi naturalistica di Vendicari, e a 25 km circa troviamo Noto, la città del barocco.
Pachino
Pachino (Bachinu o Pachinu in siciliano) è un comune italiano di 22 184 abitanti della provincia di Siracusa in Sicilia.
Pachino è la città che ospita la coltivazione IGP del pomodoro ciliegino detto, appunto, Pachino.
Preistoria
Il promontorio di Pachino si è formato nel periodo del Cretaceo (più di 70 milioni di anni fa). Pare che il Promontorium Pachyni fosse abitato sin dalle prime epoche preistoriche, anche se di queste presenze non restano molte testimonianze: circa 10.000 anni fa fu abitata la grotta Corruggi, nella quale vennero rinvenuti moltissimi reperti archeologici, che si trovano conservati in gran parte presso il Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. Si tratta di raschiatoi, coltelli, lance, punteruoli, aghi e altri oggetti di uso quotidiano. Dalle grotte Corruggi e del Fico, durante il periodo neolitico (tra l'8000 e il 1500 a.C.), l'uomo passò a vivere nelle grotte (una delle più note di questa zona è quella di Calafarina). Successivamente, nell'età del ferro, del rame e del bronzo, fino all'arrivo dei Siculi, le abitazioni rupestri si spostarono nella vicina zona denominata "Cugni di Calafarina". Qui nacquero villaggi e necropoli, un dolmen per i defunti ed un forno sotterraneo per la lavorazione dei metalli, i cui resti, portati alla luce da Paolo Orsi, sono tuttora ben visibili e discretamente conservati.
Monumenti e luoghi d'interesse
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Chiesa Madre SS. Crocifisso: edificata nel 1790 dal marchese Vincenzo Starrabba per la comunità cristiana, si presenta con una semplice struttura comprendente una sola navata con una cappella a destra dell'abside; vi si conservano i resti di Gaetano e Vincenzo Starrabba. Restaurata nel 2010.
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Torre Scibini: fatta costruire nel 1494 dal conte Antonio de Xurtino per rimediare alle ruberie del feudo e se necessario, correre in aiuto per le scorrerie dei pirati saraceni
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Tonnara di Marzamemi: risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia; nel 1630, venne venduta dal proprietario al Principe di Villadorata
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Palazzo e Chiesa della tonnara: edificati nel 1752.
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Palazzo Tasca: costruzione ottocentesca, che ospita un suggestivo cortile pavimentato con basole di pietra calcarea.
Siti archeologici
Ingresso della Grotta Calafarina
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Grotta Corruggi (paleolitico);
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Fosse per la raccolta delle acque piovane (paleolitico);
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Grotta del Fico (mesolitico);
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Necropoli (tombe a forno), dolmen e forno (neolitico);
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Basamenti di capanne (neolitico);
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Tempio greco (basamento per le colonne) (III secolo);

Portopalo di C.Passero
Portopalo di Capo Passero (Puortupalu in siciliano) è un comune italiano di 3 885 abitanti della provincia di Siracusa in Sicilia.
Storia
Il territorio che oggi comprende Portopalo era abitato sin dall'antichità. Il villaggio è stato denominata in vari modi: inizialmente Capo Pachino, in seguito Terra Nobile ed infine Porto Palo. Il fondatore di Portopalo è don Gaetano Deodato Moncada, che se ne interessò fin dal 1778 e che nel 1792 fece edificare a sue spese un centinaio di case intorno alla tonnara. Il primo nucleo urbano era composto da circa 300 persone, tra contadini, pastori e pescatori.
Fino al 1812, quando fu abolita la feudalità, Portopalo fu villaggio suburbio di Noto. Passò poi sotto il decurionato di Pachino, finché nel 1974 non divenne comune autonomo ad opera del Dott. Salvatore Gozzo, medico e politico. L'autonomia del paese, che intanto aveva assunto il nome completo di Portopalo di Capo Passero, fu approvata in sede di Assemblea regionale, con legge regionale n.1 del 01-03-1975.
Nel 1936, come risulta dal censimento, era abitato da 1.710 persone, sistemati in piccole abitazioni lungo la via Vittorio Emanuele, e si presentava come un tranquillo borgo di campagna. La maggior parte delle case erano bianche e screpolate dal sole e dalla salsedine. In quasi tutte era presente un piccolo spazio ('u bagghiu) adibito a stalla, dove era anche possibile coltivare un piccolo orto.
In paese non esisteva una rete idrica che fornisse acqua alle abitazioni: le donne erano quindi costrette, per lavare i panni, a recarsi al pozzo comunale presso il castello Bruno di Belmonte (ora Tafuri). La vita dei portopalesi si consumava di giorno nei campi e di sera al mare, al cianciolo, per arrotondare le entrate.
Monumenti e luoghi d'interesse
Portopalo è un centro prevalentemente agricolo e marinaro e proprio su queste attività fonda le sue fortune economiche. Il paesino è bagnato dai due mari: lo Jonio e il resto del Mediterraneo.
Sullo Jonio sorgeva un tempo il piccolo porto dove sono ancora presenti, anche se ormai quasi cadenti, le casette dei pescatori. Verso est si staglia l'isola di Capo Passero dove si erge la fortezza spagnola sovrastata da una imponente statua bronzea della Madonna.Nel territorio comunale, presso il faro della Marina Militare dell'omonima località è ubicata dal 1929 la stazione meteorologica di Cozzo Spadaro, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale e gestita dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.
Marzamemi
Marzamemi è una frazione marinara di cui una parte è del comune di Pachino da cui dista circa 3 km e una seconda parte è del comune di Noto da cui dista 20 km. Si trova in provincia di Siracusa.
L'origine del nome Marzamemi è controversa: secondo alcuni deriverebbe dalle parole arabe marza significa ‘porto' e memi significa ‘piccolo', mentre secondo il glottologo netino Corrado Avolio il toponimo deriverebbe dall'arabo marsà ‘al hamam, cioè «baia delle tortore», per l'abbondante passo di questi uccelli in primavera. Simone Sultano, invece, rileva come alcuni lo fecero erroneamente derivare da marza e memi, ‘pidocchio', perché le mamme solevano dire questa parola ricercando i parassiti tra i capelli dei figli. Antonino Terranova, infine, nel volume “Pachum Pachynos Pachino storie e leggende da Pachino a Capopassero”, cita anche un'altra tesi, secondo la quale Memi sarebbe riferito ad “Eufemio, l'ex comandante della flotta bizantina il quale, ribellatosi all'imperatore Michele II Balbo, passò dalla parte degli arabi e con loro iniziò la conquista dell'isola; “Marza-memi” perciò significherebbe Porto di Eufemio, così come Marsala vuol dire “Porto di Alì” oppure “Porto di Allah”.
Storia
Il borgo è nato attorno all'approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato grazie a quest'ultima attività, molto praticata ancor oggi, dotandosi anche di una Tonnara, tra le più importanti della Sicilia. La tonnara di Marzamemi risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia. Nel 1630 venne venduta dal proprietario al Principe di Villadorata. I Villadorata potenziarono i fabbricati della tonnara portando da Avola e da Siracusa degli abili carpentieri, che poi rimasero residenti a Marzamemi.
Nel 1752 costruirono il palazzo e la chiesa della tonnara, e le casette dei marinai.
Nel 1912 fu costruito a Marzamemi uno stabilimento di lavorazione del tonno salato e in seguito del tonno sottolio. La pesca della tonnara fu abbondante fino al dopoguerra.
In estate, la popolazione aumenta notevolmente, grazie anche agli insediamenti residenziali sorti nei pressi del borgo antico.
Nel mese di agosto si festeggia san Francesco con processione di barche, cuccagna a mare e una regata.
Nel 1993 il borgo storico è stato utilizzato come location dal regista Gabriele Salvatores per il film Sud, con protagonisti gli attori Silvio Orlando, Claudio Bisio e Francesca Neri.
Dal 2000 Marzamemi ospita il Festival del Cinema di Frontiera.
Prodotti tipici di Marzamemi
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Bottarga di tonno rosso
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Ventresca di tonno rosso
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Mosciame di tonno rosso
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Pomodorino secco di Pachino
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Pesce spada affumicato
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Meloni gialli a rete
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Melone cantalupo
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Vino Nero d'Avola
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Suppizzata di tonno
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Crispelle di san Martino
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Granite di Mandorle








